Giornata mondiale della pace
20 Dicembre 2021Volto Santo verso il restauro
28 Dicembre 2021Gli auguri natalizi di mons. Paolo Giulietti
Anche in questo Natale l’atteso ritorno alla normalità appare ancora di là da venire, come un’asticella che continua ad alzarsi, mettendo a dura prova le capacità e la pazienza di chi la dovrebbe saltare. L’attesa messianica dell’Avvento è surclassata, negli animi, dall’attesa spasmodica di una «liberazione» il cui annuncio è da tempo atteso, ma che sembra non venire mai. Verrà – speriamo presto! – la fine della pandemia, con tutte le sue limitazioni e le sue paure. È sempre accaduto. Verrà anche, dopo qualche tempo, il termine delle conseguenze sociali, sanitarie e psicologiche di questi lunghi mesi di contagi e paure. Ma anche quando tutto ciò sarà accaduto, rimarrà, nel profondo delle coscienze, la profonda ferita che la pandemia ha inferto alle sicurezze sulle quali si basava la vita personale e collettiva: un mondo forte e progredito si è scoperto all’improvviso fragile, scosso da qualcosa che sembrava relegato al lontano passato. A questo senso di precarietà, in fondo, non c’è rimedio, poiché essa, anche se ce n’eravamo dimenticati, ci appartiene; è retaggio della nostra condizione limitata e mortale, della quale – nonostante gli sforzi e i progressi della scienza e della tecnica – non ci si potrà mai liberare. La pandemia, da questo punto di vista, è stata una dolorosa iniezione di salutare realismo; poiché è solo da una considerazione realistica di ciò che sono l’uomo e il mondo che si può agire e pensare efficacemente. A una condizione, però: che questo non risulti disperante, come una via priva di uscita o un destino senza scampo. Dinanzi a tale eventualità – certamente deleteria per ogni forma di impegno – l’evento del Natale pone «un segno di consolazione e di sicura speranza» (Lumen Gentium 68): il Figlio di Dio, infatti, si fa «carne», bambino inerme in braccio a Maria, nella povertà della mangiatoia: accoglie appieno la condizione umana proprio nella sua limitatezza e nella sua mortalità. Con ciò, egli dichiara che la fragilità costitutiva della natura umana non pende come una spada sui desideri di vita, di pienezza e di felicità che abitano il cuore dell’uomo, poiché è possibile fronteggiare con successo ogni male e ogni limite, financo la morte. La povertà e la debolezza di cui il bambino Gesù si riveste a Betlemme – come accadrà per l’estrema condizione del Calvario – sono «gloria»; rivelano la sapienza e la forza di Dio, che rendono l’uomo vincitore proprio laddove egli si riterrebbe sconfitto: la paura, la sofferenza e la morte. Omnia vincit amor. L’amore vince tutto! La luce di questa verità, nella notte della disperazione, è liberante: ci regala, nonostante tutto, quella gioia che niente e nessun altro può dare.
Buon Natale!
+ Paolo Giulietti
arcivescovo di Lucca
Domenica 28 novembre è la prima di Avvento. Leggi la Lettera dell’Arcivescovo e partecipa a “I martedì dell’ascolto” incontri online. Inoltre puoi scaricare il Sussidio per le famiglie e chiedere info per la Colletta Caritas
Rivedi “I martedì dell’ascolto”
Martedì 30 novembre ore 21 «In ascolto dei giovani» con don Armando Matteo (teologo)
Martedì 7 dicembre ore 21 «In ascolto dei poveri» con Paolo Ramonda (presidente nazionale Comunità Papa Giovanni XXIII)
Martedì 14 dicembre ore 21 «In ascolto del creato» con Cecilia Dall’Oglio (direttrice per l’Europa del Movimento cattolico globale per il clima)
Martedì 21 dicembre ore 21 «In ascolto della cultura» con Maria Pia Veladiano (scrittrice).