Ogni anno le Diocesi italiane hanno l’impegno di pubblicare i dati relativi all’utilizzo delle somme derivanti dell’8 per mille dell’IRPEF. È giusto, non solo perché è sempre opportuno presentare in modo trasparente l’economia della comunità cristiana, ma soprattutto perché quelli dell’8 per mille non sono i soldi dei fedeli, ma quelli dei cittadini, i quali liberamente decidono di destinare una parte delle proprie imposte alla Chiesa Cattolica. Lo fanno in molti (oltre l’80% delle firme), anche non credenti e non praticanti, nella convinzione che la Chiesa possa impiegare bene, a vantaggio di tutti, il denaro delle tasse di tutti. Le Diocesi gestiscono direttamente circa un terzo del totale, secondo due grandi capitoli di spesa: “culto e pastorale” e “carità”. Il primo è destinato a sostenere soprattutto le attività di educazione, aggregazione e formazione delle parrocchia; il secondo contribuisce alla realizzazione di opere e azioni rivolte alle fasce più bisognose della popolazione. In entrambi i casi, i fondi dell’8 per mille vengono “moltiplicati” dalle donazioni delle comunità e dall’apporto del volontariato, cosicché il valore reale dei beni e dei servizi erogati risulta assai superiore alle somme ricevute dallo Stato. Ne beneficiano tutti, non solo i fedeli, perché oratori, centri di ascolto, mense, empori, doposcuola… sono servizi a cui chiunque può accedere. È un autentico “servizio pubblico”, nel quale i soldi dei cittadini sono spesi davvero bene. Nel sito sovvenire.chiesacattolica.it si possono trovare ulteriori dati e informazioni.

Anno 2022: File pdf 2022

Anno 2021: File pdf 2021

Anno 2020: File pdf 2020

Anno 2019: File pdf 2019 con voci raggruppate; File excell 2019 con dettagli