Luca Bianucci

Luca Bianucci è nato il 3 febbraio 1970 all’ospedale”G.Tabarracci” presso il quartiere Marco Polo di Viareggio e fu battezzato in quell’ospedale pochi giorni dopo la nascita. Nel 1976, da Viareggio, la famiglia Bianucci si trasferì a Porcari. Dai suoi genitori, dal parroco e dai catechisti di Porcari,il giovane Luca imparò  i fondamentali principi della fede e crebbe una fede radicata nel messaggio evangelico. Luca fin dall’età di 15 anni espresse al suo parroco, don Piercarlo Serafini,  il desiderio di fare un’esperienza missionaria. Tale desiderio sorse in lui ascoltando la voce di alcuni missionari, guardando documentari e leggendo riviste missionarie. L’incontro in parrocchia con il padre comboniano Remo Mariani stimolò la sua decisione  di partire verso il Brasile.

  • Percorso Missionario di Luca Bianucci Laico Fidei Donum dell’Arcidiocesi di Lucca
    • Sao Luis do Maranhao  (1996 – 2003)

    Dopo la laurea in psicologia Luca Bianucci parte per Sao Luis in uno degli stati più poveri e con più ingiustizia sociale di tutta la federazione brasiliana. Opera con bambini e adolescenti, in situazione di estrema povertà e in situazione di rua (strada). In quegli anni di fatto fu il riferimento della “Pastoral do Menor” a livello diocesano.

    • Diocesi di Rio Branco (1996- 2016)

    Dal 1996 si sposta nella Diocesi di Rio Branco dove gli viene assegnato il ruolo di Economo              Diocesano. Insieme a questo porta avanti il progetto Souso Araujo dove opera per rendere indipendente con una struttura per malati di lebbra.

    • Aracaju 2016

    Dal 2016 si sposta verso la nuova Missione di Aracaju, che è la capitale del Sergipe,  il più piccolo stato del Brasile . Anche qui gli viene richiesto di operare come Economo Diocesano, ma porta avanti anche due progetti, Il progetto SAME che cerca di offrire assistenza, ma soprattutto ridare dignità alle persone in un ambiente accogliente e familiare, ed il progetto Certao che cerca di sviluppare un programma diocesano di costruzione di pozzi di profondità che possano garantire l’accesso all’acqua potabile per uso familiare e sanitario in una zona desertica.

Dalle memorie di Luca Bianucci

Dal 23 luglio 1996 , mi trovo in Brasile come laico missionario fidei donum.

Due luoghi di missione (fino ad ora) São Luís e Rio Branco, molte sfide affrontate, dai ragazzi di strada all’economia (e non solo quella) di una Diocesi: e tutto ció cercando sempre di essere, nel mio piccolo, uno dei tanti construttori del Regno di Dio. É chiaro che per la varietá degli impegni richiestimi in tutti questi anni, forse non saró stato eccelso in nessuno di questi, ma quello che mai é mancato é stato l’impegno a servizio della Chiesa che servivo, e il rispetto e obbedienza di quello che mi veniva richiesto.

Venti  anni sono passati da quel lontano 23 luglio 1996, quando dopo aver ricevuto l’invio da Mons.Bruno Tommasi, mi imbarcai in un volo Varig (compagnia aerea brasiliana che da un decennio non esiste più), con direzione Brasile, destino Sao Luis do Maranhao.

Immagini periodo Sao Luis

         

Avevo 26 anni, e avevo appena concluso il corso universitario di assistente sociale: ma quella chiamata missionaria, alimentata negli anni precedenti a cominciare dalla mia parrocchia di S.Giusto di Porcari, era più forte di qualsiasi altra cosa.

Come scritto qui sopra, furono importanti gli anni di partecipazione attiva nella vita parrocchiale di Porcari, sia con l’impegno attivo nei gruppi dopocresima e collaborando attivamente nell’attività catechetica. E chiaro, mettendo il mio piccolo e umile impegno, in una sensibilizzazione all’attività missionaria della Parrocchia. In questo cammino fu sempre fondamentale, l’accompagnamento spirituale dell’allora parroco, l’amico Don Agostino Banducci.

Oltre a tutto ciò non posso che mettere in risalto due situazioni che aiutarono in questo processo di discernimento: la prima esperienza in missione per un breve periodo, che realizzai in Brasile nel 1990; il susseguente impegno volontario nel GVAI (Gruppo volontari accoglienza immigrati), dove svolsi anche il servizio civile in opzione a quello militare, che sfociò in anni di servizio alla Caritas Diocesana, principalmente nel centro di ascolto. Il contatto nei sei anni che si trascorsero, dalla prima esperienza missionaria in Brasile, fino alla partenza come laico missionario, a contatto con le povertà di quel periodo, in particolare con il fenomeno immigrazione che stava cominciando ad essere una nuova realtà nel nostro contesto diocesano, fu fondamentale per aiutarmi in questo discernimento.

Quadro su attività a Sao Luis

In quel periodo per me significò anche uscire dal mio ambito paesano e parrocchiale, per vivere un’esperienza più a largo raggio. E soprattutto cominciai a toccare con mano, sentire nella pelle, le sofferenze di uomini, donne, ed io che come cristiano, non potevo restare solo ad osservare.

Claudio Puccinelli del GVAI spesso mi mise di fronte con situazioni da risolvere, complicate sotto vari punti di vista: ma fu una palestra di vita che poi mi sono portato dietro in terra brasiliana.

Don Gianfranco Lazzareschi, allora direttore della Caritas, mi dette fiducia nel centro di ascolto, dove affrontai le più svariate problematiche soprattutto legate al fenomeno immigrazione: e dove cominciai ad affrontare alcuni “rischi”, che poi avrei ritrovato più avanti nei miei anni brasiliani.

Realtà lavoro ragazzi di strada Sao Luis 1999

E nel 1996, dopo che un anno prima la Chiesa di Lucca aveva ricevuto la richiesta per la mia presenza nell’Arcidiocesi di Sao Luis, partii per la missione. E non posso dimenticare l’appoggio fondamentale dell’allora direttore dell’Ufficio Missionario Diocesano, Don Giuseppe Andreozzi, che credeva nell’apertura missionaria anche attraverso i laici. In quel tempo non esisteva ancora la convenzione dei laici fidei donum a livello della Conferenza Episcopale Italiana, ed era un’esperienza nuova che la Diocesi di Lucca stava cominciando.

E quello che mi orientò alla mia partenza, una frase biblica che dice: “….gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuitamente dobbiamo donarci…..”.

SÃO LUÍS DO MARANHÃO (1996 – 2003)

Sao Luis una città di quasi un milione di abitanti, in uno degli stati più poveri, o meglio, con più ingiustizia sociale di tutta la federazione brasiliana.

I sette anni a servizio di quella Chiesa, si svolsero principalmente in un’area periferica della città di Sao Luis, chiamata area Itaqui Bacanga, in collaborazione con i missionarui comboniani presenti sul posto. La mia attività specifica fu con bambini e adolescenti, soprattutto in situazione di estrema povertà e in situazione di rua (strada). In quegli anni realizzammo qualcosa di nuovo in Sao Luis, e di fatto fummo il riferimento della “Pastoral do Menor” a livello diocesano.

Localmente accogliemmo numerosi bambini/e nella nostra Creche (scuola materna) e Escolinha do Povo, per piccoli che erano fuori dalla scuola dell’obbligo. Erano anni in cui chi si dedicava alla causa dell’infanzia e adolescenza, lottava perchè tutti i bambini/e brasiliani potessero avere accesso alla scuola dell’obbligo: e questo mi portò anche in vari comuni dell’interno dello stato del Maranhao, per sensibilizzare sulla realtà dell’infanzia e proporre soluzioni concrete. Oggi nel 2016 tutti i bambini/e hanno acesso alla scuola dell’obbligo, e sicuramente è una grande vittoria di tutte quelle persone che in quegli anni lottarono e si impegnarono per un Brasile più giusto e dignitoso, soprattutto con i più piccoli.

Oltre a ciò realizzammo un progetto direttamente con bambini e adolescenti di strada. Questa fu l’esperienza marcante dei miei anni a Sao Luis. Questi giovani che avevano fatto della strada la loro dimora, la loro vita, in continua lotta per la sopravvivenza, sfuggendo alla polizia e ai tristemente famosi “squadroni della morte”, fummo al loro incontro per poterli proporre una vita differente, più dignitosa. E quante storie venni a contatto: quanti giovani, con i quali vissi con loro questi anni, che oggi non ci sono più. Quante storie tragiche ed anche quanti rischi, perchè quando non accoglievi certi loro desideri, nei momenti nei quali stavano sotto influsso di stupefacenti, il rischio era grande anche per noi. Ma in quegli anni ho imparato a lottare, a impegnarmi per un futuro differente per questi giovani, anche se la possibilità di risultato favorevole era piccola; a sapere vedere in loro, dei figli di Dio la cui unica colpa, se così si può dire, era essere nati in situazioni di disgregazione famigliare e di estrema povertà in tutti i sensi. Comunque un’esperienza di lavoro che creammo, una “lanchonete mobile” chiamata Pixote Lanches, mostrò che quando si da opportunità di una possibilità di vita differente, più dignitosa, anche la persona con una vita alle spalle fatta di furti e espedienti vari (per chi vive in strada), può cambiare di vita. Ed un’altra sfida, era quella di saper perdonare e tornare ad accogliere questi giovani, anche quando ti avevano minacciato, arma in pugno.

E la mia presenza inoltre si inserì nell’attività pastorale dell’area Itaqui Bacanga. Vissi la bellezza evangelica delle Comunità Ecclesiali di Base: comunità nate e sviluppate attraverso la lettura orante della Bibbia e dove i singoli fedeli, sentono la necessità di impegnarsi e esporsi in prima persona, per l’urgenza dell’evangelizzazione, a partire dalla propria comunità. E così che anch’io, poi assunsi il servizio di ministro della Parola, per portare il mio servizio domenicale, come cristiano, nelle comunità dove non era presente il sacerdote, affinchè per lo meno non mancasse l’incontro domenicale della comunità con la Parola di Dio.

E in questo contesto momento molto significativo, fu nel 1997, la partecipazione al 9°Intereclesial das Ceb’s, incontro delle Comunità Ecclesiali di Base: momento di arricchimento e “fermento” interiore, che tutt’oggi mi porto dentro. Ed in questo incontro che ricevetti la visita dell’allora direttore dell’Ufficio Missionario Don Graziano Raschioni. E quello delle visite dall’Italia, fu nel periodo in Sao Luis, molto intenso e credo estremamente gratificante da parte, sia di chi veniva e anche per noi che ricevevamo la visita. Furono molte persone che non basterebbero alcune pagine, ed anche gruppi, come quelli che vennero dalla Parrocchia di Segromigno in Piano e dalla parrocchia di S.Paolino in Viareggio. E queste stesse persone che poi si tornarono “moltiplicatori”, affinchè altre persone potessero fare questo tipo di esperienza o diventare dei collaboratori solidali con le iniziative che avevamo creato: iniziative e progetti sempre in favore…….della vita!

Ed in Sao Luis, il 2 settembre 2000 mi sposai con Deuselina, con la quale condividiamo l’essere famiglia, e famiglia con un spirito missionario.

E nel 2002 con il caro Don Silvio direttore dell’Ufficio Missionario, si definì la partenza per la nuova sfida missionaria a Rio Branco, nello stato dell’Acre.

Dal 2016 Luca Bianucci si trova presso la Chiesa Sorella di Aracaju