DOM MOACYR GRECHI  PASTORE E PROFETA.

 

Dom Moacyr Grechi assunse la allora Prelatura dell´Acre e Purús, dopo la trágica morte de Dom Giocondo e volle assumere la responsabilitá di condurre questa chiesa particolare nel cammino del rinnovamento, iniciato dal suo predecessore:

“ Il mio desiderio é che i piccoli gruppi del vangelo formino comunitá vive e ative e que queste comunitá, unite tra sé, formino le parrocchie”.

Nelle sue visite pastorali alle parrochie, voleva ascoltare la voce della gente, i loro problemi e le loro preoccupazioni, soptrattutto quando cominció la violenza dei grandi compratori di terra contro i piccoli estrattori della gomma e agricoltori che da anni vivevano in queste  regioni.

Il piccolo numero di sacerdoti in quelle vaste regioni, era diventato un incubo per Dom Moacir, al punto di venire in Italia a supplicare che alcune diocesi mettessero a disposizione per lo meno un prete. Monsignor Giuliano Agresti capí la situazione e, invece di uno, ne invió tre: don Natalino, Giovanni e Massimo. Era l´anno di 1974, quando inizió  la cooperazione missionaria tra Lucca e Rio Branco, che dura fino ad oggi, da quaranta cinque anni.

Ricordiamo Dom Moacyr come un uomo coscienzioso, aperto e coraggioso, in una regione piena di terribili conflitti, dove sigilló una alleanza  con i poveri e gli oppressi, allontanandosi dai palazzi del potere, denunciando abusi e situazioni ingiuste,  dando solidarietá agli esclusi,  appoggiando la lora lotta di liberazione. Diventó cosí, un profeta per vocazione, che usava dire: “ Siamo una chiesa in mezzo ad un popolo martirizzato”. Incomprensioni, dolore, persecuzioni, sofferenze  e minaccie, sono state la sua compagnia nella maggior parte degli anni trascorsi in terra acreana.

Uomo di grande fede, insisteva che l´Amazzonia non poteva diventare una nuova colonia, sfruttata e disboscata: “Non siamo profeti di disgrazie… siamo  la Amazzonia della speranza. Le sfide mettono paura, ma il Signore, che ha vinto il mondo, sta con noi tutti i giorni. Viviamo nella insicurezza, non tutto é chiaro e semplice, ma grazie a Dio, abbiamo come riferimento il Vangelo e la pratica di Gesú.”

Dom Moacir, diventó molto amico di Monsignor Agresti, tra loro si scambiavano visite e lettere. Il vescovo di Rio Branco, a volte si sfogava per la mancanza di sacerdoti: “Richieste di soccorso sono state fatte, ma la nostra regione amazzonica sempre fu vista molto difficile e lontana per inviarci missionari. Sono presidente del regionale Nord 1, e sento ogni giorno di piú il grave problema della mancanza di preti nella nostra regione. Nell Amazzonia, non  abbiamo mai avuto un clero autoctono, mai abbiamo avuto un seminario proprio e neppure una tradizione di un clero locale. Ora abbiamo bisogno di chi ci aiuti nella formazione dei nostri futuri presbiteri  di questa Amazzonia di indios, di seringueiros, di agricoltori, di migranti che abitano in queste immense foreste e fiumi. Amazzonia della devastazione e disboscamenti irrazionali e del massacro barbaro dei popoli indigeni. Qui, dove Dio ci ha inviati come missionari, vogliamo essere una Chiesa fraterna, uma Chiesa di comunione, sempre aperta alla novitá del Vangelo e alla conversione. Una Chiesa, docile  ogni giorno al soffio dello Spirito, alimentada dalla Parola e dalla Eucaristia per vivere il nostro ministero  con ardore missionario”.

Furono venti cinque anni di servizio al popolo acreano, fino a quando fu nominato aricivescovo di Porto Velho nel 1998.

Lunedi scorso fece la sua Pascoa e la Chiesa di Lucca  si sente vicina alla Chiesa di Rio Branco e Porto Velho, nei sentimenti di dolore e di speranza.