SEGUO
AGISCO
DONO

questi siamo noi

compagni
di cammino

Ci sono 3 parole che hanno percorso l’esperienza di Caritas fin dalla sua nascita: osservare, ascoltare e accompagnare.

Sono verbi semplici, “minori”, che raccontano uno stile di Chiesa per abitare la città: mettersi accanto agli uomini e alle donne, soprattutto i più fragili e fare loro spazio. Si tratta di essere disponibili a spostare il baricentro delle comunità perchè chi sta ai margini possa trovarsi dentro, coinvolto, considerato parte essenziale dell’avventura che è abitare insieme, come comunità, la Terra. Serve questa disponibilità per accendersi alla sfida della comunità, la passione tenace che era quella di Gesù, a farsi molto vicini, vicinissimi, prossimi a chi è rimasto indietro e restituire parola e possibilità di riscatto, facendosi raccontare com’è vivere ai margini e rimanendo fedeli compagni di uno stesso cammino. Per noi, ogni ipotesi vera di “prestare aiuto” scaturisce da qui.

Svegliare
il bene nella
comunità

Per questo, Caritas Lucca ha scelto di praticare un’agopuntura di fraternità, tessendo trame di relazione e di supporto in tutto il territorio.

Confidiamo che non siano i grandi servizi a risolvere la povertà, ma siano invece i piccoli inneschi di bene a fare la differenza, seminando tracce di disponibilità, solidarietà diffusa e cambiando il volto della comunità, trasformandola a poco a poco in una comunità che accoglie e che si prende cura.

A partire dalla rete alimentata dalla parrocchie e punteggiata da oltre 30 centri di ascolto Caritas struttura risposte ai bisogni essenziali,

promuovendo servizi e progetti di contrasto all’esclusione e di promozione umana: cibo, beni, supporto per la gestione delle spese domestiche, ma anche un’attenzione grande alle povertà dei bambini, al diritto all’educazione alla cultura, la costruzione di pratiche di integrazione, percorsi per il lavoro, esperienze di prestito della solidarietà, attenzione al carcere, economia circolare, agricoltura sociale, lotta allo spreco alimentare, cooperative di lavoro, servizi per la marginalità estrema, social housing e ancora e ancora, nel tentativo di raggiungere tutti, ognuno per il valore insostituibile che rappresenta.

Una rete
di vera
inclusione

La fragilità
al centro
della città

Nel tempo, si è concretizzato un pensiero chiaro: si può mettersi al fianco, costruire inclusione e opportunità di bene per i vulnerabili, uscendo dall’angolo della residuale “beneficenza”.

Si può porre la povertà al centro. Ricominciare a costruire le città, proprio scegliendo il passo del più vulnerabile di tutti e accordando i passi degli altri al suo, nella gratuità e nel servizio.

Possiamo immaginare e concretamente trasformare i luoghi, il tempo e le relazioni attorno al valore della fragilità, che tutti ci tocca, generando percorsi di dono e di sviluppo che tengano insieme la cura per ogni essere umano, la giustizia e la sostenibilità ambientale, in un operare creativo, plurale, fatto di ricerca, innovazione e disponibilità al cambiamento. Si può amare tutti e prendersi cura di ciascuno, riconoscendosi fratelli nei corpi, compagni di viaggio, costruttori di pace, insieme.