La visita pastorale è una delle forme, collaudate dall’esperienza dei secoli, con cui il Vescovo mantiene contatti personali con il clero e con gli altri membri del Popolo di Dio. È occasione per ravvivare le energie degli operai evangelici, lodarli, incoraggiarli e consolarli, è anche l’occasione per richiamare tutti i fedeli al rinnovamento della propria vita cristiana e ad un’azione apostolica più intensa. La visita gli consente inoltre di valutare l’efficienza delle strutture e degli strumenti destinati al servizio pastorale, rendendosi conto delle circostanze e difficoltà del lavoro di evangelizzazione, per poter determinare meglio le priorità e i mezzi della pastorale organica. La visita pastorale è pertanto un’azione apostolica che il Vescovo deve compiere animato da carità pastorale che lo manifesta concretamente quale principio e fondamento visibile dell’unità nella Chiesa particolare. Per le comunità e le istituzioni che la ricevono, la visita è un evento di grazia che riflette in qualche misura quella specialissima visita con la quale il “supremo pastore” (1 Pt 5, 4) e guardiano delle nostre anime (cf. 1 Pt 2, 25), Gesù Cristo, ha visitato e redento il suo popolo (cf. Lc 1, 68). […]

Nella visita alle parrocchie, il Vescovo cerchi di realizzare, secondo le possibilità di tempo e di luogo, i seguenti atti:

a) celebrare la Messa e predicare la Parola di Dio;
b) conferire solennemente il sacramento della Confermazione, possibilmente durante la
Messa;
c) incontrare il parroco e gli altri chierici che aiutano nella parrocchia;
d) riunirsi con il Consiglio pastorale […];
e) incontrarsi con il Consiglio per gli affari economici;
f) avere un incontro con i bambini, i ragazzi e i giovani che percorrono l’itinerario
catechistico;
g) visitare le scuole e altre opere e istituzioni cattoliche dipendenti dalla parrocchia;
h) visitare, nei limiti del possibile, alcuni malati della parrocchia.

Il Vescovo potrà anche decidere altri modi di farsi presente tra i fedeli, considerando gli usi del posto e l’opportunità apostolica: con i giovani, per esempio in occasione di iniziative culturali e sportive; con gli operai, per stare in loro compagnia, dialogare, ecc. Nella visita non si deve tralasciare, infine, l’esame della amministrazione e conservazione della parrocchia: luoghi sacri e ornamenti liturgici, libri parrocchiali e altri beni. Tuttavia, alcuni aspetti di questo compito potranno essere lasciati ai vicari foranei o ad altri chierici idonei, nei giorni precedenti o successivi alla visita, cosicché il Vescovo possa dedicare il tempo della visita soprattutto agli incontri personali, come compete al suo ufficio di Pastore. La visita pastorale, programmata con il dovuto anticipo, richiede un’adeguata preparazione dei fedeli, mediante speciali cicli di conferenze e prediche su temi relativi alla natura della Chiesa, alla comunione gerarchica e all’episcopato, ecc. Si potranno anche pubblicare opuscoli e utilizzare altri mezzi di comunicazione sociale. Per mettere in risalto l’aspetto spirituale e apostolico, la visita può essere preceduta da un corso di missioni popolari, che raggiunga tutte le categorie sociali e tutte le persone, anche quelle lontane dalla pratica religiosa. Il Vescovo deve anche prepararsi in modo adeguato ad effettuare la visita, informandosi in precedenza sulla situazione socio-religiosa della parrocchia: tali dati potranno rivelarsi utili a lui e agli uffici diocesani interessati, per avere un quadro reale dello stato delle comunità e adottare gli opportuni provvedimenti. Durante la visita, come in ogni esercizio del suo ministero, il Vescovo si comporti con semplicità e amabilità, e dia esempio di pietà, carità e povertà: tutte virtù che, insieme alla prudenza, distinguono il Pastore della Chiesa. Il Vescovo stimi la visita pastorale come quasi anima episcopalis regiminis, un’espansione della sua presenza spirituale tra i suoi fedeli. Avendo come modello Gesù, il buon Pastore, egli si presenti ai fedeli non “con ostentazione di eloquenza” (1 Cor 2, 1), né con dimostrazioni di efficientismo, bensì rivestito di umiltà, bontà, interesse per le persone, capace di ascoltare e di farsi comprendere. Durante la visita, il Vescovo deve preoccuparsi di non gravare sulla parrocchia o sui parrocchiani con spese superflue. Ciò non impedisce, tuttavia, le semplici manifestazioni festive, che sono la naturale conseguenza della gioia cristiana ed espressione di affetto e venerazione per il Pastore. Conclusa la visita pastorale alle parrocchie, è opportuno che il Vescovo rediga un documento che testimoni la avvenuta visita per ciascuna parrocchia, dove ricordi la visita svolta, apprezzi gli impegni pastorali e stabilisca quei punti per un cammino più impegnato della comunità, senza tralasciare di far presente lo stato dell’edilizia di culto, delle opere pastorali e di altre eventuali istituzioni pastorali (Congregazione per i vescovi, Direttorio per il ministero pastorale dei vescovi “Apostolorum successores”, 220-224)